L’Avv. Antonio Gerardo Giso ci introduce il tema del potere di controllo del datore di lavoro – ai sensi dell’art. 4 Legge 20 maggio 1970 n. 300 (cd. Statuto dei Lavoratori) – tra valutazione del risultato ed il crescente ruolo della tutela della privacy del lavoratore. L’attuale articolazione organizzativa del mondo del lavoro, con rapporti sempre più caratterizzati dall’impiego di tecnologie innovative, impone di rapportarsi alla tematica dell’utilizzo di mezzi audio-visivi – nel contesto dei rapporti lavoristici tra datori e lavoratori – con la piena consapevolezza di scenari di videosorveglianza che possono essere i più variegati e comportare necessità gestionali e regolatorie diverse fra loro. In altri termini, parlare di videosorveglianza nel mondo del lavoro di oggi significa confrontarsi con approcci estremamente diversificati per presupposti, modalità operative e caratteristiche tecnologiche dei mezzi audio-visivi impiegati, grado di pervasività della sorveglianza per immagini, maggiore o minore sacrificio della sfera di riservatezza degli interessati.
Se richiamare il concetto di videosorveglianza nei luoghi di lavoro può far sorgere come riferimento immediato quello della installazione di telecamere all’interno ovvero nelle pertinenze dei luoghi ove il lavoratore svolge le proprie mansioni, tale scenario rischia di essere oramai datato o, comunque, insufficiente ad inquadrare compiutamente il fenomeno così come regolato dall’art. 4 Legge 20 maggio 1970 n. 300 (cd. Statuto dei Lavoratori), come novellato dall’art. 23, comma 1 D. Lgs. 14 settembre 2015 n. 151 e dall’art. 5, comma 2 D. Lgs. 24 settembre 2016 n. 185.
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